MARIA TUDOR, RITRATTO DI UNA REGINA

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La propaganda e la storiografia protestante ed anti-cattolica l'hanno dipinta come ''sanguinaria'' (''Bloody Mary''), oscurantista, retrograda ed intollerante. Il suo regno, durato dal 1553 al 1558 fu solo un incidente di percorso nella storia dell'Inghilterra, prima dell'età della sorella Elisabetta I (età elisabettiana), almeno secondo quanto si dice comunemente. Ora, cercheremo di raccontare la storia di questa sovrana, andando oltre leggende nere e luoghi comuni. Mary Tudor nacque nel 1516, unica figlia di Enrico VIII e Caterina d'Aragona. Mary iniziò ad essere educata come erede di Enrico VIII, mentre il matrimonio tra il sovrano e Caterina non aveva dato figli maschi. Proprio per la mancanza di un figlio maschio, Enrico cominciò a chiedere al papa Clemente VII l'annullamento del matrimonio (dal 1527). Poiché tale richiesta fu negata, il sovrano inglese decise di andare alla rottura con Roma: infatti il re allontanò Caterina dalla corte (1531) e sposò Anna Bolena, che nel 1533 aveva dato alla luce una figlia, Elisabetta. La vita di Mary fu sconvolta: per prima cosa Elisabetta divenne erede al trono, ma soprattutto fu separata dalla madre (con suo grande dolore). Enrico VIII fece in seguito decapitare Anna Bolena e dalla terza moglie, Jane Seymour, ebbe finalmente un erede maschio, il principe Edoardo. Elisabetta fu quindi superata da Edoardo nella linea di successione al trono. Alla morte di Enrico VIII nel 1547, l'Inghilterra non era più ufficialmente cattolica, ma non era nemmeno divenuta protestante. Furono i reggenti di Edoardo VI a far svoltare l'Inghilterra verso il protestantesimo (fu approvato il nuovo libro di preghiere, il Book of Common Prayer, nel 1549). Tuttavia la maggioranza della popolazione rimaneva cattolica, tra cui anche la nostra Mary. Nel 1553 il giovane Edoardo VI morì: a questo punto i reggenti decisero di nominare regina, per escludere Mary dal trono, Lady Jane Grey (1537-1554). A questo punto Mary marciò su Londra, appoggiata dal popolo, che la considerava legittima erede, e senza colpo ferire riconquistò il trono (luglio 1553): l'Inghilterra tornò cattolica, ancor prima degli atti ufficiali del Parlamento, e Mary fu molto amata dal popolo inglese. Perché allora nacque la leggenda nera sulla regina (Bloody Mary)? Per via dei roghi (che cominciarono nel 1555). Il discorso qui si fa complesso, perché la fonte principale è il Book of Martyrs, scritto da John Fox, scrittore ed intransigente protestante, che affibbiò a Mary il titolo di ''sanguinaria'' ed enumera 274 vittime dei roghi. Sappiamo però che tale cifra potrebbe essere stata gonfiata per fini propagandistici (il profilo dell'autore, Fox, ci dice già molto). I roghi, quanti che fossero, rimangono comunque un fatto storico e non si può certo difenderli. Però si possono, anzi, si devono collocare nel loro giusto contesto. Tanto per cominciare, le condanne alla pena capitale erano in quei luoghi e in quei tempi talmente frequenti e diffuse che i roghi maryani non andarono a incidere che minimamente sulle esecuzioni annuali, che erano circa ottocento l’anno e si applicavano anche a reati minori quali il piccolo furto; né i condannati a vari misfatti smisero di essere arsi dopo la morte di Mary. Furono certo ingiusti, ma non crearono scalpore. Quelli che per Foxe furono i martiri più santi, oltretutto, erano anche i peggiori nemici politici della regina, quelli che avevano continuato a tramare contro di lei e a insultarla in quanto illegittima, i quali sarebbero stati comunque condannati a morte per alto tradimento. I roghi ebbero luogo anche perché la gente non li disapprovava; al contrario, li incoraggiava e persino, a volte, li strumentalizzava per regolare vecchi conti in sospeso e per vendicare alcuni dei torti subiti sotto Edoardo. Ma c’è un lato ancora peggiore della vendetta privata. Da una parte, come si è accennato, numerose condanne furono una dimostrazione di zelo da parte di chi si era macchiato di apostasia e ora voleva dimostrare la propria ortodossia alla regina e al suo consorte, il principe spagnolo Filippo, figlio di Carlo V; in questo modo, i condannati erano mandati al rogo da coloro che fino a pochissimi anni prima li avevano portati fuori strada, predicando che il Papa era l’anticristo, e ora avevano ritrattato dichiarando di essersi leggermente sbagliati. Dall’altra, non furono pochi coloro che, appartenenti ai ceti medio bassi, furono mandati a morire proprio dai loro dotti correligionari, i quali, dal loro comodo esilio, li spingevano a resistere fino alla morte in nome della loro fede. Molti dei condannati erano fanatici che insistettero deliberatamente nel bestemmiare il Santissimo Sacramento anche dopo essere stati graziati. Sotto il regno di Mary, inoltre, anche Elisabetta fu imprigionata nella Torre di Londra, ma non fu condannata. Nell’ultimo anno del regno di Mary, il 1558, sia i persecutori che i perseguitati divennero meno intransigenti. Nel frattempo il programma di restaurazione del cattolicesimo, affidato al grande cardinale Reginald Pole (1500-1558), procedeva a gonfie vele e secondo i dettami dei decreti tridentini, che furono così applicati in Inghilterra ancor prima della chiusura del Concilio. L'elité protestante era disperata e invocava il regicidio come unico rimedio. Senonché a questo punto, commenta lo storico Christopher Haigh (English Reformations, Clarendon Press, Oxford 1993) «Mary commise il suo unico errore grave, anzi, fatale: morì». E il trono andò alla sorellastra protestante Elisabetta. 

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